Il Comune di Dernice copre una superficie di circa 18 kmq, con un’altitudine minima di 349 m SLM ed una massima di 804 m SLM.

Si trova vicino a numerosi centri di interesse: 18 Km da Varzi (PV) – 23 Km da Serravalle Scrivia – 26 Km da Tortona – 30 Km da Novi Ligure.

Le frazioni del capoluogo di Comune sono numerose, se pensiamo che tutto il comune oggi ha 189 abitanti divisi in 21 paesini molto piccoli e suggestivi; più precisamente sono: Montebore, Vigoponzo, Campioli, Costa di Montebore, Gropparo Inferiore, Gropparo Superiore, Aia del Gallo, Fontanelle, Vigana, Casuzza,Caviggino, Groppo, Bregni.Zerbe, Cascina Bellaria, Cascina Terranera, Grattaie, Nicrosia, Ca’ Bella, Cà di Marco.


Luoghi di interesse

Il territorio comunale è a cavallo delle tre Valli: Curone, Borbera e Grue e offre in ogni stagione lo spettacolo di suggestivi paesaggi per agli amanti del verde e agli appassionati di storia.

La natura, a volte selvaggia, a volte plasmata dal lavoro millenario di generazioni contadine, regna sovrana.
Il territorio è ricco di boschi, acque sorgive e forre, ma non mancano i tesori nascosti dell’arte e dell’architettura sotto forma di chiesette, nuclei plasmati da secoli di storia e capolavori dell’Arte povera che contraddistingue la storia dell’Appennino ligure-piemontese e delle sue genti.

Per la sua posizione Dernice offre vedute panoramiche particolarmente suggestive. Il territorio è ricco di una fitta rete di antiche strade epiche (come la strada del sale), spesso sterrate indicate per escursioni a piedi, a cavallo o in mountain bike, alla portata di trekkers allenati ma anche escursionisti “della domenica”.

Caratteristici sono i borghi medioevali di Dernice, Vigoponzo, Montebore, Vigana e Bregni.

Tra le produzioni agricole di pregio non si possono non citare salumi, tartufi, uova e pollame, ma soprattutto Dernice è la patria del “montebore”, il tipico formaggio dalla forma a “castello” la cui origine si perde nella notte dei tempi.

Castello di Dernice

Dell’antico castello di Dernice, ricostruito dagli Spinola nel XV secolo e restaurato nel XVIII, rimane traccia in una torre quadrata restaurata nel 1962 (quando divenne di proprietà comunale) e successivamente alle fine degli anni ’90, all’archivio di Stato di Torino è conservata, insieme a tutte le tavole del Catasto Teresiano del 1923, una tavola dove si può vedere che la struttura difensiva era ben più corposa che oggi.

Esiste anche un torrione a base circolare situato nella parte bassa del paese.

Il nucleo originale di queste fortificazioni appartiene sicuramente a quello che lo storico Luciano Pertica ha indiato come “allineamento antibarbarico” voluto e attuato dall’Imperatore dell’Impero Romano d’Occidente Costanzo III, stiamo parlando dei primi 20 anni del 400, allineamento che partiva da Libarna, risaliva la Val Borbera, si protendeva nella Val Grue e continuava poi nella val Curone. Ruderi e tracce toponomastiche di questo sistema difensivo si trovano in molti paesi della zona, oltre al Castello del capoluogo nel territorio del Comune troviamo anche i ruderi di quello di Montebore.

La chiesa parrocchiale fu ricostruita da Carlo Spinola alla fine del XVI secolo e ampliata e restaurata nel 1902.

All’interno della chiesa si trova il  particolare gruppo scultoreo (in legno) rappresentante San Donnino, il patrono del paese, scultura che si discosta dalla rappresentazione classica del Santo (rappresentato sempre con la testa fra le mani), qui invece rappresentato nel momento del martirio con tanto di boia ed ascia.

Oggi il castello e il suo parco sono proprietà comunale, aperta al pubblico, ed offrono a tutti la possibilità di ammirare un incantevole panorama.

Castello di Montebore

Nel borgo esistono i resti di quello che sicuramente era il Castello più antico, costituiti ormai solo da pietre squadrate posizionate sulla parte più alta della rocca, ed il fabbricato noto come “Castello”, costruzione più recente del precedente ed integra seppur in parte rimaneggiata nei secoli.

Sicuramente si trattava di un punto importante dell’Allineamento Antibarbarico, in pratica da Montebore si controllavano ben quattro strade dell’epoca, tutte convergenti a quella che collegava Tortona a Garbagna, ovvero una delle vie più dirette per raggiungere Genova.

Considerata la conformazione geografica, che rende la località di fatto difficile da assaltare da qualsivoglia parte, possiamo pensare che oltre che osservatorio l’antico castello fosse anche un forte, simile a quello che esisteva a Roccaforte.

Finito l’Impero, la funzione strategica finì e con essa anche l’importanza del luogo che tornò ad essere un piccolo borgo.

Curiosa, se non divertente è poi una  vicenda letteraria legata a Montebore, infatti esiste un romanzo storico ambientato proprio qui.

L’autore è Carlo Varese, medico, impegnato politicamente (fu deputato) e storico appassionato di letteratura che scrisse alcuni romanzi storici ispirandosi all’“Ivanhoe” di Walter Scott, creati con intenti patriottici, ricevettero una buona accoglienza presso il pubblico borghese dell’Italia pre-unitaria.

Il più significativo tra questi fu “Sibilla Odaleta” (pubblicato a Milano nel 1827), al quale seguirono tra il 1829 e il 1840 “I prigionieri di Pizzighettone”, “Folchetto Malaspina”,“Preziosa di Sanluri”, “Torriani e Visconti”.

Il testo che ci interessa è “Folchetto Malaspina, romanzo storico del secolo XII” pubblicato a Milano nel 1830, nel quale si narrano vicende avvenute intorno al 1154 a partire proprio dal castello di Montebore, dove il protagonista e la sorella nascono dall’unione di Tebaldo Malaspina e una sua cugina che porta in dote proprio il castello.

Oggi il paese è praticamente disabitato, ma il suo nome è tornato ad essere famoso grazie alla produzione del formaggio che porta il suo nome, la cui forma la leggenda vuole sia ispirata proprio al Castello costruito sulla rocca. Curiosa è la storia di questo formaggio, dimenticato per secoli e riscoperto solo nell’ultimo decennio:  fu infatti il formaggio che nel 1489 venne portato in tavola al “banchetto per le nozze fra Isabella D’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro, Duca di Milano” dal “cerimoniere d’eccezione del banchetto era Leonardo da Vinci, straordinario genio dell’arte e della scienza ma anche attento gastronomo” , nei documenti troviamo scritto “…pastori d’Arcadia, degni di attenzione proprio per il loro parlare rustico, offrirono del formaggio proveniente dalle Valli Tortonesi“.


Contatti ed info

Sede del Comune: Via Roma, 17

Sito internetwww.comune.dernice.al.it


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